4 luglio 2013 – Bis morgen

Dire “a domani” è già un sentimento. Perché se oggi ti parlo di domani, vuol dire che domani ci sarò. “A domani” è promessa; domani è esserci; domani è presenza. Domani è quella tregua di serenità fra il già passato e quello che verrà. Perché domani io e te saremo ancora noi.”

Domani. Sì, solo un altro giorno. Solo altre pochissime ore.

Ma già oggi ti ho detto per l’ultima volta “a domani”, “see you tomorrow”, bis morgen.

Così ho scritto queste parole di Massimo Bisotti sulla prima pagina bianca di un libro che non avrei dovuto comprare, di un altro capitolo che si porterà via un altro pezzo di dignità e di cuore. Un giorno elencherò tutte le cose che ho imparato in queste 8 settimane volate dietro quella scrivania che per la prima volta mi ha fatta sentire più vicina alla realizzazione del sogno di bambina, mi ha fatto scrivere da qualche parte il mio nome e cognome, mi ha fatto diventare una giornalista. Non è stato sempre semplice, anzi. Non è stato neppure come me lo immaginavo. Alla fine della fiera, però, mi legherei alla sedia. Pochi soldi, tanti sforzi, non m’importa. Non avevo mai avuto né gli uni né gli altri.

La paura più grande che brucia lo stomaco in questi giorni a ridosso dell’ennesima parola fine, è quella di non tornare ad avere più una fortuna simile. Le richieste del mercato ci spostano altrove, la flessibilità ci cambia sempre le carte in tavola, anche quelle della vita privata. L’esistenza stenta ad avere una direzione precisa e comune, per non parlare della sicurezza. Ho promesso a me stessa che l’odore dei soldi – sempre pochi – quelli che la Germania mi dà e l’Italia non mi concede, non mi faranno comunque perdere di vista l’obiettivo di sempre.

Perché ci sono delle cose incorreggibili.

Come, per esempio, il mio ostinato tentare. Sempre, comunque, anche quando penso di essere ferma. Spingo il mondo con le mie corna ricurve di ariete testarda e spesso lo porto dove voglio io. Ma, a parte gioire raramente di quelle vittorie, a parte non averne mai abbastanza, ci sono porte per cui ancora non ho trovato la chiave e che neppure la testa dura di diamante riesce a smantellare. Sono i cuori di quelli che mi conquistano, mi illudono, mi stuzzicano, mi perseguitano. Sono le fantasie a senso unico che mi fanno puntualmente sbandare, sono i percorsi che mi lasciano sempre a bocca asciutta. Nonostante ciò, la sete e la fame aumentano e così la forza di riprovarci, per farsi male di nuovo. E ancora e ancora e ancora.

Sì, ci sono cose che non cambiano.

Come la certezza – ci si augura – che ci sia sempre un domani, qualsiasi fattezze abbia, il più delle volte assumerà quelle che non abbiamo previsto. Ci speriamo sempre, maledizione.

Non cambia neppure il fatto…che si cambi. Che ci si debba evolvere, e che ci sia sempre una fine. Che c’è sempre qualcuno che ti rimpiazza, che gli altri sentiranno la tua mancanza per un attimo e poi cancelleranno il tuo sguardo con quello di chi ha preso il tuo posto.

Lascio traccia, ma non sono di nessuno.

Oppure, in fondo, sono solo stata quella dell’ufficio affianco al capo, quasi sotto le scale, quella che mangia da sola, quella che viene dall’Italia, “mamma mia”!

Quella con cui prendere il caffè alle 4 del pomeriggio, ogni santo pomeriggio. Fino a domani. E domani l’altro fare finta che nulla sia mai accaduto.

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